 |
L’inedito di me stesso
Eccolo qua, lo assimilo con la curiosità della prima volta. La prima volta che ci siamo conosciuti la prima volta che abbiamo sorriso la prima volta che abbiamo deluso noi stessi la prima volta che si scrive con la consapevolezza di scrivere parole per chi non ha più fiducia in esse.
Lo ammetto il mio pensiero sempre con costanza più flebile occupa le sue pareti delle immagini di quel ragazzo di diamante, un diamante fragile.
Non chiedo a nessuno perchè si sia rotto il nostro potere. Posso solo credere che ci sia stato qualcosa di più grande, che abbia offuscato tutto. Qualcosa di forte come la lontananza, ma qualcuno dice che essa spenga i fuochi piccoli, ma divampi quelli grandi. Forse è qualcosa di forte come la diversità, sì la diversità; quella cosa che non ti fa parlare che non ti lascia libero.
Tutto è semplicemente sconvolgente sconvolgente e geniale come in quella traccia che mi preme, mi preme, mi preme.
Le tracce si susseguono, non posso fermarmi il disco gira, corre, e mi assale un ansia l'ansia di chi non sa se le sue ultime parole raggiungeranno il ragazzo di diamante l'ansia di chi non sa se le sue ultime parole interesseranno il ragazzo di diamante l'ansia di chi non sa se le sue ultime parole saranno le sue ultime parole.
E va bene, sono uno st*nz* ma sono sicuro di essere uno st*nz* buono che non ha più l'umiltà del pianto. Il pianto che graffia e fa sanguinare la coscienza di chi è uno st*nz* buono.
E' finita, ed è durato poco come noi.
Dedicata a me.
Inserisci un commento
|